Nella malattia di Parkinson, l’importanza della dieta è ormai nota a tutti, scientificamente dimostrata e sperimentata dagli stessi pazienti.
Il morbo di Parkinson è una patologia degenerativa del sistema nervoso centrale,
caratterizzata dalla progressiva perdita di cellule all’interno della sostanza nigra che
rilasciano dopamina: è la carenza di questo neurotrasmettitore la principale responsabile dei
deficit motori e sintomi comuni comprendono rallentamento nei movimenti, rigidità muscolare,
tremore a riposo e instabilità posturale.
Trattamento medico
Il trattamento medico è diretto a ripristinare il tono dopaminergico cerebrale. Sebbene siano
disponibili agonisti sintetici della dopamina, il trattamento più efficace è la somministrazione del precursore della dopamina: la levodopa. La somministrazione diretta della dopamina è inefficace a causa della sua impossibilità ad attraversare la barriera ematoencefalica per raggiungere il cervello, mentre la levodopa, essendo un aminoacido neutro, può raggiungerlo fisiologicamente attraverso uno specifico sistema di trasporto. Una volta raggiunto, può essere decarbossilata a dopamina ripristinando potenzialmente le ridotte scorte del neurotrasmettitore. Per evitare la conversione prematura della levodopa in dopamina, essa viene somministrata in associazione all’inibitore della dopa-decarbossilasi, la carbidopa.
Strategie dietetiche
-Gli aminoacidi neutri derivati dal catabolismo delle proteine della dieta possono inibire
l’assorbimento della levodopa . Come intervenire allora?
- Si è dimostrato che i pazienti che desiderano mantenere una condizione neurologica ottimale durante la giornata possono a volte beneficiare di una ridistribuzione delle proteine della dieta restrizione delle proteine dietetiche a 10 g o meno nella prima parte della giornata, fino alle cinque del pomeriggio, il restante fabbisogno proteico dopo.
- Assumere il farmaco a stomaco vuoto 15-30 minuti prima del pasto
- Nel caso in cui il farmaco provoca nausea, consumarlo durante un pasto aproteico
-Occasionalmente la perdita di peso rappresenta un problema in alcuni soggetti affetti da
questa malattia. Le possibili cause includono: un aumento della spesa energetica correlata ai movimenti involontari indotti dai farmaci o al tremore grave; difficoltà ad alimentarsi a causa di sintomi come disfagia e nausea; la restrizione proteica mal condotta dal paziente nel tentativo di potenziare l’effetto del farmaco. Cosa fare?
- Mantenere un peso corporeo desiderabile evitando il “fai da te”
- Rivolgersi al medico e al nutrizionista per stabilire una corretta ridistribuzione proteica
- Valutare la gravità della disfagia e modificare la consistenza della dieta
-La stitichezza è un problema comune in questi pazienti e la causa è duplice: in primo luogo,
il morbo di Parkinson è in genere legato a un lieve grado di disfunzione del sistema nervoso
autonomo, in secondo luogo, gli stessi farmaci utilizzati possono contribuire alla
stitichezza. Rimedi?
- Adeguato apporto di fibre 25/30 g al giorno
- Corretta idratazione 1 litro e mezzo di acqua al giorno almeno
-In alcuni casi si è osservata nei pazienti affetti dal morbo di Parkinson un’ipotensione sintomatica posturale. Ancora una volta le cause sono duplici : una disfunzione del sistema nervoso autonomo e i farmaci antiparkinsoniani che possono portare ad un’esacerbazione del sintomo. La condizione può essere inoltre aggravata da un’inappropriata restrizione dell’apporto di sodio, autogestita dal paziente. Per molti di questi pazienti la semplice normalizzazione o l’aumento del sodio nella dieta sono sufficienti a trattare l’ipotensione sintomatica ortostatica.
Alimenti da evitare
-Burro, strutto, lardo, pancetta
-selvaggina, frattaglie
-insaccati
-alimenti conservati, inscatolati
-fritti, sughi grassi
-alcolici
-dolci
In alcuni casi i semplici consigli dietetici non sono sufficienti, bisogna allora ricorrere a diete
personalizzate, grammate per singolo paziente che tengano conto delle abitudini alimentari e dei
gusti del paziente, ma che nello stesso tempo permettano un controllo dell’assunzione proteica
giornaliera. Qualora questo non fosse sufficiente, si possono utilizzare alimenti “speciali”: esistono
in commercio alimenti aproteici che possono semplificare al paziente il compito della preparazione
del pasto, permettendo il mantenimento delle abitudini alimentari.